– ABBONAMENTO SUONI e SCENE 10 spettacoli –

 

cannavacciuoloweb dal 10 novembre 2016
GENNARO CANNAVACCIUOLO
VOLARE
concerto a Domenico Modugno
regia Marco Mete

 

 

 

Un tuffo emozionante nella storia di un personaggio simbolo della grande canzone italiana. Il recital di Gennaro Cannavacciuolo, premio ETI 2009 Olimpici del Teatro come attore non protagonista, propone in una reinterpretazione personale le varie strade musicali percorse da Modugno. Nella prima parte, via con le canzoni dialettali e macchiettistiche, da “O CAFFE’” a “LA DONNA RICCIA”, da “LA CICORIA” e “U PISCI SPADA”, alla più famosa “IO MAMMETA E TU”; fino ai monologhi teatrali e al suggestivo dialogo tra madre e figlio tratto dalla commedia musicale “TOMMASO D’AMALFI” di Eduardo de Filippo, eseguito con l’apporto della voce registrata di Pupella Maggio che volle dare il suo contributo proprio a questo spettacolo. Nella seconda parte da atmosfera brechtiana, largo alle canzoni d’amore più famose lanciate da Modugno come “VECCHIO FRAC”, “TU SI NA COSA GRANDE”, “RESTA CU MME” e così via sino all’ormai inno nazionale “NEL BLU DIPINTO DI BLU”, cantato e danzato a mo’ di Tip Tap alla maniera di Fred Astaire. Uno spettacolo coinvolgente ed interattivo, applaudito dalla critica più esigente, che propone un alternarsi sottile di momenti comici e di alcuni più melanconici, di aspetti gioiosi e di suggestive evocazioni poetiche.

 

sommawebdal 24 novembre 2016
SEBASTIANO SOMMA
UNO SGUARDO DAL PONTE
di Arthur Miller
traduzione di Masolino D’Amico
regia Enrico Maria La Manna

 

 

“Uno sguardo dal ponte” scritto da Arthur Miller nel 1955, considerato tra i più importanti testi della drammaturgia americana del Novecento, riprende la vera storia di una delle pagine più drammatiche del sogno americano vissuto da milioni di italiani, volati in America, nella splendida New York degli anni 50, alla ricerca di un futuro migliore.
Miller racconta la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà di adattarsi al nuovo mondo, l´incapacità di comprendere un sistema di leggi che ritengono differente dall´ordine naturale delle cose e, soprattutto, la vacuità del sogno americano: questo porta ad una tragedia annunciata fin dall´inizio, perché quelle condizioni sommate a quei sentimenti, a quelle passioni, non possono portare che ad un unico risultato, un risultato tragico.
Lo spettacolo messo in scena da Enrico Lamanna riprende il dramma interiore di Eddy Carbone (interpretato da Sebastiano Somma), della sua famiglia e del suo sogno americano: la vita com’era negli anni 50 per gli emigrati italiani a New York con i loro sogni e le loro illusioni.
L’amore di Eddy verso la giovane nipote, in realtà è una voglia di proteggere la sua purezza, Eddy la ama e la mette al riparo come una ceramica preziosa da non scalfire. Un sogno da coccolare al di là del ponte, sotto un cielo di stelle misto ad un mare dove si naufraga in una voglia di tenerezza.
Sebastiano Somma, protagonista della commedia, ritorna in teatro interpretando il ruolo di Eddy Carbone. La sua carriera d’attore ormai consolidata, lo ha visto protagonista di fiction di successo per la televisione; è stato inoltre protagonista di numerose produzione teatrali, in ultimo nella stagione 2013/14 ha interpretato il professor Laurana, in “A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia.

 

 

buscemiwebdal 15 dicembre 2016
ANDREA BUSCEMI
NATHALIE CALDONAZZO
IL MALATO IMMAGINARIO
di Molière
con Martina Benedetti, Nicola Fanucchi, Simone Antonelli, Leo Giorgetti
regia Andrea Buscemi

 

 

Andrea Buscemi, nella doppia veste di regista e attore, interpreta l’opera di Jean-Baptiste Poquelin in arte Molière, in modo filologicamente corretto anche se si permette di tagliare alcuni personaggi minori senza togliere all’opera l’eccezionale bellezza della scrittura. Attenua forse i toni drammatici per privilegiare la grande struttura comica del testo che stinge in smorfia, amarezza e veicola serie riflessioni sul mondo dei medici avidi e incapaci e, in generale, sui disvalori della società, sulla vita e la morte. Argante/Molière sviluppa il discorso sull’illusione della salute senza lo sgomento esistenziale che ricordiamo in altre versioni.
Il grottesco prevale sulla farsa, la comicità è bonaria e immediata. Argan tenta di esorcizzare la nevrosi della malattia, aggravata dalla natura ipocondriaca, con il ricorso alla medicina per sottrarsi al pensiero, in verità non immanente, della morte. D’altra parte la malattia certifica l’esistenza in vita quindi inganna la morte.

In breve la storia
Argante, ossessionato dalla propria salute e convinto che non ci sia nulla di più importante della medicina, ha deciso di dare in moglie la propria figlia a un medico goffo e pedante che è invece innamorata di un bel giovane. Accanto ad Argante trama la sua seconda moglie che vuole impossessarsi dell’intero patrimonio del marito. A dar man forte alla figlia c’è una serva molto determinata che convince Argante a fingersi morto. La reazione di grande cinismo e soddisfazione della moglie e la genuina disperazione della figlia lo convince a scacciare la moglie fedifraga e dare in sposa la figlia al suo innamorato, a patto però che il giovane diventi medico. Ma è ancora Tonina il deus ex machina: convince il padrone di farsi medico, perché con la sua esperienza sarà il miglior medico di se stesso. La commedia termina con un frenetico balletto di investitura che darà una nuova e diversa carica alla sua follia.
Dietro al protagonista malato immaginario, c’è Molière malato vero. E’ l’attore Molière che muore nel suo personaggio come avvenne realmente alla “Commedie Francaise” la sera del 17 febbraio 1673.

 

 

amorewebdal 5 gennaio 2017
ETTORE BASSI
EDY ANGIOLILLO
GIORGIO BORGHETTI
ELEONORA IVONE
L’AMORE MIGLIORA LA VITA
scritto e diretto da Angelo Longoni

 

 

Due coppie di genitori molto preoccupati. Una cena inevitabile. Due figli felici. Una tensione incontrollabile.Una parola inaccettabile: omosessualità
Quando i giovani hanno tutto da insegnare e niente da imparare dagli adulti.
Che l’amore migliori la vita può sembrare un’ovvietà, un’affermazione talmente scontata da sembrare inutile. In realtà la nostra esistenza è invasa da altri sentimenti sempre più predominanti e che fanno parte del corredo del nostro vivere sociale: la rabbia e la paura. Siamo talmente concentrati sul nostro malessere da dimenticarci ciò che di bello potremmo avere se solo fossimo meno ottusi. L’ottusità è la caratteristica di tutti coloro che, pensando solo nei termini del proprio ambiente ristretto, attribuiscono alle proprie idee un significato universale. Così non ci accorgiamo della ristrettezza mentale che accorcia il nostro campo visivo e che ci rende mediocri, condannandoci alla pratica costante dell’ipocrisia.“L’amore migliora la vita” è una commedia divertente e scorretta sulla necessità di comprendere se stessi e le persone che ci sono vicine e che più amiamo. E’ una storia morale sulle piccole immoralità quotidiane che ognuno vive e subisce, sulle ottusità che ci pervadono e che facciamo tanta fatica ad abbandonare. “L’amore migliora la vita” è un richiamo alla comprensione di quest’assioma tanto ovvio quanto difficile da interiorizzare. Due coppie di genitori si trovano per discutere di un problema che riguarda i propri figli maschi appena divenuti maggiorenni. All’inizio i quattro sembrano essere molto civili e dimostrano di avere a cuore solo il bene dei propri ragazzi ma, quando si tratta di discutere della loro omosessualità e della loro volontà di vivere apertamente il loro amore, le cose si complicano notevolmente. Madri e padri mettono in luce tutta la loro fragilità morale e la loro protervia, diventano violenti, paurosi, meschini, facendo emergere anche le loro difficoltà di coppia e le loro frustrazioni. Non importa quale sia la loro provenienza sociale o la loro estrazione culturale, sono tutti inadeguati a mettere mano seriamente al proprio modo di intendere i sentimenti e al loro ruolo genitoriale.

 

 

tuttiwebdal 26 gennaio 2017
TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE
di H.Lindsay e R.Crouse
Liriche di Oscar Hammerstein
basato sul libro di Maria Von Trapp “The Trapp Family Singers” e sulla versione cinematografica tedesca.

 

 

Film musicale diretto da Robert Wise e tratto dalla celebre commedia musicale teatrale The Sound of Music di Rodgers e Hammerstein, ispirata a La famiglia Trapp (The Story of the Trapp Family Singers), romanzo autobiografico di Maria Augusta von Trapp. Il film, una delle pellicole più viste al cinema, ha avuto un grande successo anche grazie alle musiche di Richard Rodgers, tra cui la famosissima My Favorite Things. Tra i brani si ricordano Quindici anni, quasi sedici, Edelweiss, Le cose che amo di più, Il suono della musica e due classici per l’infanzia come Do-Re-Mi e Il pastore solo. Il film è stato candidato a dieci Oscar, vincendone cinque: miglior film, miglior regia, miglior colonna sonora, miglior montaggio e miglior sonoro. Questa è la terza edizione italiana, a cura della Compagnia dell’Alba per la regia di Fabrizio Angelini, con diritti in esclusiva e collaborazione musicale con la Compagnia della Rancia.

La trama
Maria è una novizia cresciuta in un convento di Salisburgo alla fine degli anni Trenta. Il suo carattere esuberante spinge la Madre superiora a mandarla come istitutrice nella casa del Capitano Von Trapp, vedovo, per badare ai suoi sette figli. Maria riesce a creare un legame molto forte con i bambini grazie anche alla musica e contemporaneamente si innamora del capitano. Anche lui si accorge di provare gli stessi sentimenti e decide di rompere il fidanzamento con la baronessa Elsa Schraeder e di sposare Maria. Durante la loro luna di miele, però, l’Austria viene annessa nei territori della Germania nazista. Il Capitano Von Trapp, tornato a casa, riceve l’ordine di servire la marina tedesca; ma l’amor di patria prevale su tutto, e il capitano organizza la fuga della famiglia in Svizzera con l’aiuto fondamentale delle suore del convento.

 

 

powerwebdal 9 febbraio 2017
ROMINA CARRISI POWER
DANIELA MOROZZI
EMANUELE BARRISI
LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA
di Carlo Goldoni
regia Emanuele Barrisi

 

 

Questa commedia di Carlo Goldoni si svolge a Livorno.
Dopo “La donna di garbo” e “La vedova scaltra”, la Compagnia degli onesti porta sulle scene questo capolavoro del grande commediografo veneziano. Le smanie sono quelle in cui cade Giacinta, quando apprende che il padre Filippo, oltre a ospitare in villeggiatura Leonardo, innamorato di lei, ha sbadatamente invitato un altro spasimante di Giacinta, Guglielmo. L’autore prende di mira, con la consueta bonomia, l’impossibilità di rinunciare alle vacanze, soprattutto in un momento di crisi. Per questo i preparativi febbrili per la partenza, sono anche quelli per una fuga dalla realtà, soprattutto economica. In questo aspetto della vicenda, abbiamo trovato lo spunto più interessante, per sottolineare ancora una volta la genialità e la stupefacente attualità del nostro autore preferito. Non mancheranno, nel corso della commedia, situazioni e battute tali da suscitare le franche risate del pubblico.

 

 

luciweb dal 23 febbraio 2017
ANTONIO SALINES
MARIANELLA BARGILLI
LUCI DELLA RIBALTA
di Charlie Chaplin
regia Giuseppe Emiliani

 

 

Dopo trattative durate alcuni anni Antonio Salines ha ottenuto dalla famiglia Chaplin i diritti teatrali di “Luci della ribalta”, forse il film più famoso del grande comico e certamente il suo testamento spirituale. Come tutti sanno la trama narra la storia di un grande clown in declino, Calvero, e del suo incontro con una bella e sfortunata ballerina, Teresa. I due si incontrano, lui le salva la vita e, accogliendola in casa, con pazienza e dedizione riesce a restituirle l’uso delle gambe, ritrovando egli stesso una ragione di vita. Teresa sboccerà come un fiore in primavera e anche Calvero dopo tante vicissitudini tornerà al successo. Lei si innamorerà di lui e quel sentimento non nascerà dalla riconoscenza, sarà amore vero. Tutti ricordano le musiche del film (tra le colonne sonore più famose di sempre) e la scena finale del “concertino comico” tra Charlie Chaplin e Buster Keaton (qui Sergio Bini – Bustric). Crediamo che l’operazione sia un autentico evento culturale teatrale e metacinematografico, avvalendosi di un grande cast, una regia prestigiosa e un adattamento teatrale di Eleonora Zacchi fedele ma creativo, per proporre uno spettacolo di grande divertimento e commozione.

 

 

bugiardowebdal 9 marzo 2017
GEPPY GLEIJESES
MARIANELLA BARGILLI
IL BUGIARDO
di Carlo Goldoni
con la partecipazione di ANDREA GIORDANA
regia Alfredo Arias

 

 

Il bugiardo” è una commedia scritta da Carlo Goldoni ispirata alla “Verdad sospechosa” dello spagnolo Juan Ruiz de Alarcón. Fu rappresentata per la prima volta a Mantova nel 1750 e fu stampata a Firenze nel 1753. Con questa commedia Carlo Goldoni cerca di trasmettere un insegnamento che è rintracciabile nella vita di tutti i giorni, fa capire come in realtà le bugie sono solo uno strumento che in ogni caso, si ritorce contro i bugiardi. Ma riesce a farlo tramite una commedia che sembra tutto fuorché un romanzo di formazione, riesce grazie all’ausilio del dialetto veneziano, attribuito alle maschere, a far ridere lo spettatore e a renderlo in effetti quasi partecipe all’interno della storia; i dialoghi rapidi e semplici non danno tempo di pensare ma riescono con molta semplicità a far intendere il messaggio di base della storia. Vuole far capire come in realtà l’uomo si trova continuamente di fronte ad un bivio e per il proprio orgoglio sceglie sempre la via meno giusta, anche dicendo bugie e poi ancora bugie. Nell’ultima battuta della commedia appunto, dopo che la verità su Lelio viene alla luce, Ottavio cavaliere padovano a cui il bugiardo aveva mentito, dice: “le bugie rendono l’uomo ridicolo, infedele, odiato da tutti; per non essere bugiardi, conviene parlar poco, apprezzare il vero e pensar al fine.”
Questa commedia fa parte del periodo che connota l’innovativa riforma della scrittura teatrale a cui diede via Goldoni che, se pur attratto dai meccanismi della commedia dell’arte, è molto critico nei confronti della ripetitività e della volgarità in cui era caduta la comicità.
Geppy Gleijeses affronta con la sua indiscussa classe il personaggio di Lelio affiancato da Marianella Bargilli nella parte di Rosaura e da Andrea Giordana che è un divertente Pantalone abbastanza inusuale ma sicuramente efficace nel disegno registico La regia è di Alfredo Arias, uno fra i più importanti registi internazionali, argentino naturalizzato francese, autore di spettacoli effervescenti animati da un ironia ora tenera ora folle, ben si prestano all’allestimento di questo testo. Chloe Obolenski scenografa costumista storica di Peter Brook, di chiara fama internazionale lavora fra Olanda, Francia, Germania, Italia, Austria e Gran Bretagna. Lo spettacolo ha debuttato con grande successo al “Napoli Teatro Festival 2015” per poi approdare al teatro Quirino nell’ottobre scorso e verrà ripreso da febbraio a maggio 2016 nei migliori teatri italiani. Nella prossima stagione teatrale 2016-2017 “Il bugiardo” sarà ripreso da marzo a maggio 2017 per concludere la sua tournèe a Parigi al “Thèatre de l’Epèe de Bois” nella Cartoucherie de Vincennes, diretto da Antonio Dia-Florian.

 

 

guarneriwebdal 23 marzo 2017
ENRICO GUARNERI
LA SCUOLA DELLE MOGLI
di Molière
regia Guglielmo Ferro

 

 

 

Commedia con un meccanismo comico perfetto, che mantiene intatto il fascino elegante di una macchina teatrale molto curata e rifinita.
Attraverso una rilettura in siciliano, attenta a non intaccare la struttura della commedia, i personaggi acquistano una nuova linfa che si inserisce nel solco che la grande tradizione teatrale siciliana ha percorso, anche attraverso la traduzione di un dialetto di classici, dei più grandi drammaturghi di ogni tempo.
Un mondo sicuramente a misura di un interprete come Enrico Guarneri che attraverso una vis comica forte ed energica fa rivivere con slancio il personaggio di Arnolfo.
Una scuola delle mogli mediterranea che condivide un meccanismo che qui ripercorre l’improbabile e claustrale educazione che l’anziano Arnolfo pretende di imporre ad Agnese, che intende sposare, per garantirsene la fedeltà.
Si tratta infatti, oltre che di una traduzione, di una riscrittura ottenuta adoperando i modi di dire e di fare isolani. Il risultato è un testo estremamente efficace che, mantenendo intatta la sua struttura drammaturgica, restituisce il sapore e il colore della commedia originale.

 

 

materassiwebdal 6 aprile 2017
MILENA VUKOTIC
LUCIA POLI
SORELLE MATERASSI
di Aldo Palazzeschi
adattamento teatrale di Ugo Chiti
regia Geppy Gleijeses

 

 

Sorelle Materassi è il capolavoro di Aldo Palazzeschi. Gli adattamenti del romanzo hanno sempre goduto di straordinario successo, al cinema come in televisione ed in teatro. In questo caso ci avvaliamo dell’adattamento originale scritto per l’occasione da Ugo Chiti, uno dei più importanti drammaturghi italiani, dell’interpretazione di due splendide attrici e beniamine del pubblico come Lucia Poli e Milena Vukotic e della regia di Geppy Gleijeses, reduce dai successi di A Santa Lucia di Raffaele Viviani, L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde e Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta. Lo spettacolo dopo il debutto in un importante festival estivo, partirà per la tournèe invernale. Ambientato nei primi anni del XX secolo nel sobborgo di Firenze Coverciano, narra la vicenda di quattro donne che vivono una vita tranquilla e isolata. Tre di esse (Teresa, Carolina e Giselda), sono sorelle: le prime due sono nubili, la terza è stata da loro accolta essendo stata respinta dal marito. Teresa e Carolina sono abilissime sarte e ricamatrici e vivono cucendo corredi da sposa e biancheria di lusso per la benestante borghesia fiorentina. Giselda, delusa dalla vita, tende all’isolamento e si lascia tormentare da un rabbioso risentimento. Una dose di popolaresco ottimismo e di serena saggezza è introdotta nella vita familiare dalla fedele domestica Niobe che tranquillamente invecchia insieme alle padrone. Tutto sembra scorrere su tranquilli binari quando nella casa giunge Remo, il giovane figlio di una quarta sorella morta ad Ancona. Bello, pieno di vita, spiritoso, il giovane attira subito le attenzioni e le cure delle donne i cui sentimenti parevano addormentati in un susseguirsi di scadenze sempre uguali. Istintivamente Remo si rende conto di essere l’oggetto di una predilezione venata di inconsapevole sensualità e approfitta della situazione ottenendo immediata soddisfazione a tutti i suoi desideri e a tutti i suoi capricci. Il sereno benessere della vita familiare comincia ad incrinarsi: Remo spende più di quanto le zie guadagnino con il loro lavoro e le sue pretese non hanno mai fine. Giselda è l’unica a rendersi conto della situazione ma i suoi avvertimenti rimangono inascoltati. A poco a poco Teresa e Carolina spendono tutti i loro risparmi per soddisfare le crescenti esigenze del nipote, poi iniziano a indebitarsi e infine sono costrette a mettere in vendita la casa e i terreni che avevano ereditato dal padre.

 

– ABBONAMENTO WEEK END 7 spettacoli –

 

schettinowebdal 2 dicembre 2016
SIMONE SCHETTINO
MARINO BARTOLETTI
Lo scoprirete solo venendo
di Simone Schettino e Marino Bartolettii

 

 

 

Lo spettacolo è un excursus narrativo degli ultimi 50 anni del nostro (ex??) Belpaese, dove i due protagonisti si avvicenderanno, a volte anche interagendo fra loro sfruttando le loro caratteristiche, l’uno di profondo conoscitore capace di trattare, ancorché con leggerezza, i vari aspetti socio-culturali e di costume in genere di quegli anni e l’altro di comico, capace di evidenziare con arguzia e sfrontatezza certe contradizioni insite in fenomeni che quegli anni hanno caratterizzato (contestazione, femminismo ecc.). La chiave di lettura dello spettacolo sta nell’intento di infondere un po’ di ottimismo non solo grazie al sorriso, ma dimostrando appunto che ogni epoca ha sempre avuto i suoi lati positivi e negativi, come pure il malcontento, come se quest’ultimo fosse una caratteristica dell’essere umano a prescindere dalla realtà in cui vive. In dei conti è come se l’uomo non riuscisse a godere appieno della sua condizione di vita qual’ essa sia, perché impaurito dal nuovo che avanza, dato che la vita stessa mutando in continuazione fa sì che vengano a mancare quei punti fermi ai quali le persone facevano riferimento e, se vogliamo, con i quali si erano adagiate. Proprio per questo il presente spesso ci appare buio e di conseguenza siamo portati ad immaginare un futuro catastrofico e senza speranza, allo stesso modo in cui i nostri genitori, i nostri nonni ed i nostri avi immaginavano il loro futuro. La vita non finisce, non si spegne ne è prossima la fine del mondo come spesso si è paventato in ogni epoca, semplicemente tutto cambia nonostante l’essere umano sia fondamentalmente conservatore. Moda, canzoni e gruppi musicali, film, calcio e sport in generale, rapporti sociali e mondo politico tra i principali temi trattati, il tutto supportato da contributi video, foto, oggettistica ecc.ecc.

 

 

pierriwebDal 20 gennaio 2017
MARIA MAZZA
LUCIO PIERRI
Il bello della diretta
di Lello Marangio e Lucio Pierri
regia Lucio Pierri

 

 

 

Quante volte abbiamo sentito dire in televisione “E’ IL BELLO DELLA DIRETTA”…Ma a volte cio’ che sembra bello,in realta’ nasconde cio’ che non si vuole vedere..Tradimenti,sotterfugi, pacchi e contropacchi.. una emittente locale,scenario di accordi segreti e vendette non riuscite..due belle donne,due goffi uomini,quattro amanti le cui vite saranno indissolubilmente legate a doppio filo fino a.. adesso volete sapere troppo!
Questo il tema della commedia,prodotta da DG Production e Summarte, scritta da Lello Marangio, che dopo il grande successo di “Stresssati..ancora di piu”, ritornano in teatro con una nuova piece, moderna, attualissima, esilarante, dai ritmi frenetici un mix di comicita’ di situazioni e battute.
In scena Lucio Pierri, Maria Mazza,Lello Radice, Barbara Petrillo e Massimo Carrino.
Mettetevi comodi..la trasmissione sta per iniziare..
Scusate..lo spettacolo sta per iniziare..ma a volte si puo’ sbagliare…E’ “IL BELLO DELLA DIRETTA”

 

 

micheliwebdal 3 febbraio 2017
MAURIZIO MICHELI
BENEDICTA BOCCOLI
NINI SALERNO
ANTONELLA ELIA
Il piu brutto week end della nostra vita
di Norm Foster
regia Maurizio Micheli

 

 

Dopo il grande successo del film campione d’incassi “Quo vado”, dove ha interpretato il ruolo del padre di Checco Zalone, e dopo due anni di tutto esaurito con la commedia “Signori…le paté de la maison”, al fianco di Sabrina Ferilli nella doppia veste di attore protagonista e regista, Maurizio Micheli presenta un nuovo lavoro del pluripremiato scrittore canadese Norm Foster.
“Il più brutto weekend della nostra vita”: la verità e le bugie di un’amicizia raccontate dal genio di Foster, con la sua capacità di risucchiarci in un umorismo che ci accompagna durante tutto lo spettacolo fino al calare del sipario.
Si usa dire che l’amore è alla base di tutto, è il sentimento che muove le cose del mondo e la vita degli esseri umani, ma, ahimè, accanto all’amore si collocano in ottima posizione altri sentimenti parecchio diffusi e molto popolari: l’antipatia, la mancanza di stima, l’indifferenza e il disprezzo verso il prossimo fino ad arrivare all’odio più totale e feroce. I quattro protagonisti di “Il più brutto week-end della nostra vita” non si vogliono bene, non si stimano anzi si detestano e nutrono ognuno nei confronti degli altri una forma di intolleranza e di insofferenza a stento trattenute. Credono di innamorarsi ma non si innamorano, credono di divertirsi ma si annoiano, provano a cambiar vita ma non ci riescono. In realtà nessuno ama chi crede di amare e senza rendersene conto vivono una vita dominata da un’unica irrefrenabile passione: quella per sé stessi. Malgrado e forse grazie a tutto questo “Il più brutto week-end della nostra vita” è una commedia comicissima perché, non dimentichiamolo, l’amore può far sognare con i suoi chiari di luna, le stelle d’argento, le passeggiate mano nella mano etc…, l’odio invece quando non provoca tragedie irreparabili può fare anche molto ridere.

 

 

porcarowebdal 17 febbraio 2017
ROSALIA PORCARO
Donne a tempo determinato
scritto e diretto Rosalia Porcaro
 

Lo spettacolo teatrale “Donne a tempo determinato” mette alla prova una ROSALIA PORCARO , autrice, ed interprete che da sempre porta in scena personaggi presi dalla quotidianità proletaria, verace, e che impersonano i difetti e le debolezze dell’italiano medio.
Lo spettacolo parte dalla domanda che si pone Rosalia: “Ma quando una donna si stanca dei molteplici ruoli, e funzioni, a cui deve assolvere nella propria vita, potrebbe smettere? E cosa succederebbe se vi si sottraesse improvvisamente?”
L’interprete veste una molteplicità di ruoli, la protagonista è venditrice di materassi, e la scena ne è piena, materassi di tutti i colori, forme, alcuni diventeranno divani, altri saranno destinati alla loro sorte di letto, ma intanto la venditrice non riesce a riposarsi, ogni volta che ci prova la mente le si affolla di una moltitudine di figure, e così compaiono cubiste, casalinghe, magistrati, donne in carriera, emigrate, suore e prostitute, forse proiezioni evocate in sogno, modelli da seguire o da cui prendere le distanze.
E in un gioco di specchi si profila il lato sociale, o proprio sociologico, di un Italia che vorrebbe andare oltre il reality, ma che poi alla fine deve solo fare i conti con la realtà.
In scena, e da contraltare a questo via e vai di nuovi personaggi interpretati da Rosalia, i musicisti del Trio Anema (già in tour con Rosalia Porcaro nello spettacolo “Mamme, suocere e vajasse”) sottolineano le atmosfere delle scene, alleggerendo o incalzando i toni della narrazione.

 

 

caiazzowebdal 3 marzo 2017
PAOLO CAIAZZO
Per fortuna che sono terrone
scritto e diretto da Paolo Caiazzo

 

 

 

 

Monologhi e momenti musicali per raccontare la sua meridionalità. Pochi ingredienti ma genuini come un “Spaghetto al pomodoro fresco”
Due ore di comicità scritte e portate in scena da un “comico” cioè una persona che vede la realtà da un’angolazione differente. Anche situazioni difficili e drammatiche nascondono un aspetto che può innescare una risata. Disperarsi è comunque un atteggiamento di resa, un sorriso è l’anticipo di una vittoria.
Non sarà solo in scena ma in buona compagnia di musicisti, non mancherà la visita sul palco di qualche amico artista, e di sicuro dovrà fare i conti con il cappellino del suo personaggio televisivo Tonino Cardamone.
Il termine “Terrone” inserito nel titolo è una dichiarazione d’amore, e Paolo Caiazzo, come contadino della sua “Terra”, intende coltivarla!

 

 

gigieandreadal 17 marzo 2017
ANDREA RONCATO
GIGI SAMMARCHI
Il conto è servito
di Sara Vannelli
con Roberta Garzia e Marta Zoffoli
regia Paola Tiziana Cruciani

 

 

Metti una sera a cena: un politico ambizioso, un candidato al Nobel per la pace, una psicologa confusa, una bigotta rifatta, una colf obesa, una social dipendente con un fratello sessuomane… il menù non può che essere esilarante! Una commedia brillante dal ritmo crescente che svela segreti e desideri di una classe benestante costretta a fare i conti con la realtà. Nell’atmosfera noir della notte di Halloween, a colpi di dolcetti e scherzetti, l’incomunicabilità regnerà sovrana ma le sorprese non si faranno aspettare. “Il conto è servito” mette in scena uno spaccato della società contemporanea, affidando il gioco dei paradossi a un duo storico della comicità italiana: Andrea Roncato e Gigi Sammarchi. I ruoli femminili sono impersonati dalle bravissime Marta Zoffoli e Roberta Garzia, volti amati dal pubblico del piccolo e grande schermo.

 

 

ditelovoiwebdal 21 aprile 2017
I DITELO VOI
Horror Comedy
scritto e diretto da I Ditelo Voi e Francesco Prisco

 

 

 

 

“Si può uccidere il male seppellendolo di risate”,è quello che sostiene da sempre Stephen King, indiscusso maestro del brivido, ed è esattamente ciò che accade in “Horror Comedy”, un irresistibile mix di paura e comicità!
La fortuna non è mai stata dalla parte di Lello, Mimmo e Francesco, tre amici di vecchissima data. Anzi, pare proprio che la scalogna si sia divertita a prenderli di mira. E, così, per loro è azzardato pure solo sperare di vincere il premio di un concorso indetto da una marca di patatine: un weekend in “all inclusive” presso una lussuosissima villa del ‘700, immersa nella tranquillità delle colline senesi. L’ideale per evadere dai problemi di tutti i giorni e, perciò, decisi a levarsi questa soddisfazione ed invertire la sfortunata tendenza, prosciugano le loro già esigue risorse economiche comprando tutte le buste di patatine di Napoli e provincia! Il risultato, purtroppo, non è quello sperato. In nessuna delle buste compare il tanto agognato tagliando vincente.
Dopo la grande abbuffata di chips, afflitti e ormai senza più un quattrino, non credono ai loro occhi quando si ritrovano davanti una bambina con quella che potrebbe essere l’unica busta di patatine sfuggita… vuoi vedere che questa volta la Dea Bendata sta offrendo loro l’ultima chance? L’azione è più veloce del pensiero e, con fare maldestro, i tre scippano dalle mani dell’innocente ragazzina il sacchetto di patatine, che risulta essere quello vincente!
I tre amici di sventura, però, nemmeno immaginano che sotto le innocue spoglie di quella bimba in lacrime per lo scippo, si nasconda un malefico demone che li tormenterà durante tutto il weekend, trasformandolo in un vero e proprio incubo!
Tra canti dall’oltretomba, frastuoni di catene, oggetti che si animano, fughe al buio e lotte contro orribili presenze, la villa diventerà un esilarante campo di battaglia.
Ma se in un film americano i protagonisti lotterebbero con coraggio ed intraprendenza, i nostri tre sfigatissimi eroi, facendo ricorso alla proverbiale arte di arrangiarsi tutta partenopea, avranno la meglio sul Male grazie a buffi scongiuri, soluzioni improbabili e strampalati riti di esorcismo scaricati da internet!
Come in ogni horror che si rispetti, però, quando il peggio sembra passato, qualcuno bussa alla loro porta…

 

– ABBONAMENTO PIU’ spettacoli in opzione agli abbonati –

 

cupolonewebdal 3 novembre 2016
DAL VESUVIO AL CUPOLONE
con Lello Pirone e Natalia Cretella
e con Adriano Di Domenico
uno spettacolo di Leonardo Ippolito

 

 

 

Due grandi Capitali d’Arte, ricche di storia e di cultura, in una tenzone di canzoni prosa e poesia.
Una sana rivalità cittadina per evidenziare aspetti e personaggi che resero ancor più famose Napoli e Roma. Un flash-back, un ritorno al passato, non per semplice nostalgia, ma un tentativo per un recupero di valori che con il trascorrere del tempo vanno sempre più affievolendosi e spegnendosi.
Dal Vesuvio al Cupolone, oltre che rendere omaggio ai suoi grandi artisti, vuole anche essere un momento, non solo di evasione e divertimento, ma di riflessione per una presa di coscienza popolare che miri al recupero delle tradizioni, vera ricchezza di ogni popolo.
Lo spettacolo si avvale di dodici artisti in scena accompagnati da 6 professori d’orchestra, capitanati da Lello Pirone attore con alle spalle una lunga carriera artistica, da quella teatrale televisiva e   cinematografica. Al suo fianco la bravissima e bella Natalia Cretella attrice di spessore capace di svariare dal canto alla recitazione come pochi. A seguire ,l’attore cantante Luca Sorrento voce moderna, Giampiero Ianneo, attore cantante brillante, non da meno la bravissima Carmen Viviani voce classica capace di emozionare come poche, ancora il bravissimo tenore leggero Adriano Di Domenico, apprezzatissimo dal pubblico europeo, infatti al suo attivo svariate tournè europee, Rita Corrado, attrice cantante ballerina, Alessandra Venturini, cantante attrice, Daniela   Sponzilli, Alessia Canestrelli, Biagio Foglia, Salvatore Imparato, Veronica Quintino e il corpo di ballo.
Attraverso questo viaggio teatral-musicale vogliamo accompagnare gli spettatori, gli uomini del domani, attraverso la scoperta di una tradizione comune, perchè “un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”.

 

 

rimbaweb18 novembre 2016
RIMBAMBAND
Note da Oscar
regia Raffaello Tullo

 

 

 

 

“Note da Oscar” è il nuovo, geniale, irresistibile spettacolo della RIMBAMBAND, l’irriverente gruppo pugliese di “suonatori e sognatori”, formato da Raffaello Tullo, Renato Ciardo, Vittorio Bruno, Nicolò Pantaleo e Francesco Pagliarulo. Il grande cinema, Hollywood, la Mecca dei sogni, il punto d’arrivo di una vita, il successo che ti rende immortale, il fascino della sala buia e del grande schermo. Un sogno per la Rimbamband! E allora, fiato alle trombe…che lo spettacolo inizi! Il capobanda è un intellettuale che ama il cinema senza preclusioni di genere, da Gene Kelly a Toy Story. Il batterista è convinto si tratti di “one man show”, il suo. Il contrabbassista è in evidente stato confusionale. Il sassofonista è ossessionato dalla polka, dal tango, dalla mazurka e dal limbo. E il pianista? È docile, mansueto, timido, ma, quando vuole, sa anche essere un “leone”!
Non resta dunque che sognare insieme con loro: Raffaello Tullo, Renato Ciardo, Nicolò Pantaleo, Vittorio Bruno e Francesco Pagliarulo sono personaggi in cerca d’autore e di se stessi, con le loro personalità agli antipodi e i caratteri così differenti ma accomunati dal grande talento per la musica. Insieme danno vita a “Note da Oscar”, il nuovo, folle, sgangherato show della Rimbamband, nel quale gli estrosi “rimbambini” sono alle prese col cinema e la sua magia.
I cinque “suonattori”, in perenne disaccordo armonico, prendono per mano il pubblico per condurlo in un viaggio imprevedibile e dissacrante, in un “road music movie” tra i generi cinematografici più disparati, dal western al cartoon , dal giallo alla commedia, mixandoli, frullandoli e distorcendoli con spregiudicata creatività. Un gioco perpetuo che, partendo dalle colonne sonore più famose, si nutre di straordinari virtuosismi, citazioni e un’enorme dose di fantasia.
È il grande cinema, visto attraverso uno specchio deformante. Che fa ridere, tanto ridere. «Non è la realtà che conta in un film, ma quello che l’immaginazione può fare» – diceva il grande Charlie Chaplin – preparatevi a entrare in “Note da Oscar”, un grande luna park dell’immaginazione: qui, sognare ad occhi aperti, è ancora possibile.

 

 

razzulloweb25 e 26 dicembre 2016
Giovanni Mauriello
RAZZULLO E SARCHIAPONE DA LA CANTATA DEI PASTORI
con la partecipazione straordinaria di Benedetto Casillo
musiche originali ed elaborazioni di Carlo Faiello
regia Massimo Andrei

 

 

 

Abbiamo tratto tutto quello che attraverso i secoli, la tradizione popolare aveva aggiunto nel dramma sacro di Andrea Perrucci (Il Verbo Umanato) comunemente detto La Cantata Dei Pastori. E cioè abbiamo celebrato Sarchiapone, personaggio che Perrucci non aveva neanche immaginato, ma ben presto la popolazione aveva fatto scendere in campo durante le rappresentazioni; abbiamo recuperato, da svariati e desueti copioni di provincia, le scene comiche col napoletano Razzullo, i canti e le musiche della tradizione popolare, antica e moderna.
Abbiamo tentato la via dell’emozione natalizia percorrendo la semplificazione di linee e di colori e non per scelta, ma per necessità: è cambiato e manca quel popolo rumoreggiante, sazio o affamato, quella folla che riempiva la Fenice, il Mercadante e gli altri teatri della città di Napoli la notte di Natale dei secoli passati e non volevamo proporre un’opera cristallizzata o museale allestita per quel pubblico. Abbiamo scelto la via della favola e del sogno per accendere un’emozione antica nel pubblico dei nostri tempi, spesso smarrito riguardo ai valori della tradizione e della religione. Il nostro popolo trascorre la sera di Natale, scorrendo il touch screen degli smartphone, inviando, ricevendo e spiando auguri e messaggi virtuali, intervallando la navigazione con qualche pesce cucinato alla masterchef o qualche insalata russa rigorosamente ligth. Neanche più con l’antico capitone fritto, proposto da una nonna “retrograda”, ma terrore delle nuove generazioni animaliste o vegane. Tuttavia non c’è niente di nostalgico in questa Favola di Razzullo e Sarchiapone, ma solo la voglia di raccontare ed emozionarsi… e perché no, divertirsi.

 

 

lamagnaweb28 dicembre 2016
GIANNI LAMAGNA
Neapolitan Sheakspeare
diciassette sonetti musicati e tradotti in napoletano

 

 

 

 

Un esperimento innovativo, la cui laboriosa attuazione ha visto la luce, dopo due anni e mezzo di gestazione. Napoli incontra la Londra della “golden age” all’insegna della musica e dell’amore, lo stesso che Shakespeare ha saputo cantare nei suoi sonetti, mettendo a nudo i segreti e le pieghe dell’animo in maniera sorprendente. Il risultato è attualissimo e parla ai cuori in maniera trasversale allo spazio ed al tempo. Parla con la lingua dei padri, in questo caso, con la lingua napoletana, quella antica e quella di oggi, struggente, tagliente, irriverente.
Gianni Lamagna, trasfonde in questo progetto anni di esperienza professionale ed umana e fa incontrare la musica del ‘700 con la tradizione popolare, il country, la musica irlandese, i Beatles, la tradizione bandistica, l’amore per i compositori brasiliani… Ne nasce un sapiente impasto di tradizioni culturali ed atmosfere dall’impatto fortemente suggestivo.

 

 

zaza1dal 12 gennaio 2017
DOVE STA ZAZA’
con Lello Pirone e Natalia Cretella
e con Adriano Di Domenico
uno spettacolo di Leonardo Ippolito

 

 

 

Chi non ha mai anche solo canticchiato il motivetto della canzone “Dove sta Zazà? Nessuno. Nel 1944, quando scrisse questo brano, Cutolo non avrebbe mai pensato che quella che lui definì una “canzoncina cretina”, potesse diventare uno dei pezzi di varietà più interpretati e conosciuti nel mondo. Nomi importanti come Nino Taranto, Nilla Pizzi, Claudio Villa, Gabriella Ferri e molti altri la inserirono nel proprio repertorio e la resero famosa. La canzone narrava della ricerca di una fantomatica ragazza, Zazà, da parte di Isaia, il narratore della storia. Ed è prendendo a pretesto la ricerca della Zazà di cui parla la canzone che nasce lo spettacolo “Dove sta Zazà”. Isaia interpretato da Lello Pirone con Natalia Cretella accompagneranno, infatti il pubblico alla ricerca di questa misteriosa donna e, soprattutto alla scoperta del varietà italico. Si andrà ad attingere dal repertorio di grandi nomi come Totò, Raffaele Viviani, Ettore Petrolini, Gustavo De Marco, Nino Taranto e molti altri. Musica e comicità si fonderanno così come nei famosi varietà di una volta.
Lello Pirone e Natalia Cretella protagonisti di questo viaggio, nella riproposizione dei tanti pezzi comici; insieme a loro voci emozionanti colmeranno la necessaria sezione canora del varietà. Ci sarà, come un tempo, l’orchestra dal vivo diretta dal maestro Toni Iglio e un corpo di ballo con le coreografie di Alessia Canestrelli.

 

 

ciccioweb14 aprile 2017
I VIRTUOSI DI SAN MARTINO
Nel nome di Ciccio
omaggio a Nino Taranto
scritto e diretto da Roberto del Gaudio
musiche Federico Odling

 

 

 

“Nel Nome di Ciccio”, spettacolo comico dedicato a Nino Taranto, scritto e interpretato dal gruppo napoletano I Virtuosi di San Martino, formazione acustica e da camera, che fin dai primi concerti elabora uno stile unico per i testi e la composizione delle musiche. Molti dei personaggi inventati dai Virtuosi di San Martino sono diventati, tra i fan del gruppo, oggetto di culto. Il loro è un cabaret sofisticato, colto e trascinante al punto che, nel 2002, il gruppo ha ricevuto il prestigioso premio nazionale della critica. “Nel nome di Ciccio” è un’esilarante carrellata di canzoni, brandelli, situazioni, tratti dal vastissimo repertorio di Nino Taranto. I Virtuosi di San Martino, alla loro maniera, rivisitano la “Macchietta”, forma prediletta dagli autori Pisano e Cioffi che hanno inventato per il grande artista napoletano decine e decine di personaggi: dal celeberrimo Ciccio Formaggio a Nicola Quagliarulo, da Carlo Mazza e Rosa Pezza a Cosima. Diciamo personaggi perché la Macchietta disegna piccole storie, tutte riconducibili a sgambetti di linguaggio e di situazioni, all’interno delle quali queste figure rivelano la loro crisi e la loro drammatica comicità. Si tratta dunque di teatro musicale in senso stretto, che i Virtuosi sospingono comicamente verso la sua evidenza di attualità, convinti che questa sia ancora l’epoca dei Ciccio Formaggio, che “non tiene il coraggio nemmeno ‘e parlà”. Si tratta di una vicenda ormai senza tempo: Ciccio Formaggio alle prese con la sua Luisa e il terzo incomodo. E sul come il rapporto tra i tre possa risiedere nell’Io sempre più assediato di un uomo di oggi, tanto da produrre la sensazione di un’inaspettata follia programmata. E ciò nel nome di Ciccio Formaggio, eroe minore di una canzone umoristica degli anni ’40, una “macchietta” che sembra denunciare il dispetto dell’impotenza che lo lega alla sua perfida moglie, proprio come noi siamo legati al nostro declino, al vizio inspiegabile della dissoluzione del femminile. I tradimenti, gli amori, le piccole tristezze, i doppi sensi vengono riconnessi, mediante la frantumazione sonora del loro significato, alla rappresentazione di un declino: la fine del piccolo borghese del Novecento. Da Rossini ai Beatles, dai “Mariachi” a Schonberg, da Sant’Agostino agli Squallor, è una labirintite acuta a condurci nella possibilità estrema di cogliere l’essenza unica di un’Arte che si avvia a essere divisa per sempre da se stessa. La messa in scena consiste nel recuperare i modi della scrittura militante (scrivere-per-andare-in-scena) del teatro popolare napoletano (e non solo), i caratteri eroici dell’opera (per esempio verdiana) e la letteratura dei libretti, i frammenti musicali mnemonici degli ultimi cinquecento anni, il teatro “comico”, e farli convergere nella forma-canzone, forma dominante del nostro tempo. La comicità resta il veicolo preferito dei Virtuosi i quali, avvertendo che non è più la musica il tempio di Dioniso, sperano di evocare la divinità nelle risate del pubblico e soprattutto nelle loro stesse risate: sberleffi da giullari che non sopportano la modernità, fermi in bilico laddove il tragico sfaccenda nel comico, laddove non si muore se non dal ridere.